Il mondo complesso e variegato delle stampanti include moltissime tipologie di macchine, che differiscono fra loro per forma, dimensione, colore, tecnologia usata e destinazione d’uso principale a cui sono destinate.
Le più usate si dividono in due tipologie principali: stampanti a getto d’inchiostro e stampanti laser, che si differenziano per la tipologia di impressione dell’inchiostro sulla carta.
Le stampanti a getto d’inchiostro: come funzionano
La tecnologia alla base delle stampanti a getto d’inchiostro è forse, al giorno d’oggi, la più usata al mondo. Queste stampanti hanno principalmente due vantaggi fondamentali: le dimensioni ed il peso ridotto, e un costo notevolmente più basso delle loro cugine al laser (le più economiche sono in vendita a circa 30 euro).
Il componente fondamentale delle stampanti a getto d’inchiostro sono le testine, ovvero una componente elettronica mobile che “getta” l’inchiostro direttamente sul foglio di carta. La testina si muove a destra e a sinistra seguendo un asse fisso, e getta dei piccoli punti di inchiostro su un foglio bianco. Quando la linea viene completata, un’altra componente elettronica fa scorrere il foglio in avanti, permettendo alla testina di ritornare a gettare piccoli punti di inchiostro sulla riga successiva. Questo fenomeno, ripetuto migliaia di volte ad una velocità molto elevata, permette di fissare sulla carta l’immagine o il testo da stampare, che viene quindi riportato a piccoli punti, considerabili una sorta di “pixel stampati“.
La qualità della stampante, che si traduce nel prezzo di vendita, si misura con i DPI (Dots Per Inch, ovvero Punti Per Pollice): più il valore è elevato, più la stampante a getto d’inchiostro stampa dei punti piccoli, riuscendo quindi a dare maggiore definizione alla carta stampata.
Un altro componente fondamentale delle stampanti a getto d’inchiostro sono le cartucce: ne esistono di varie tipologie e dimensioni, e ad ogni modello e marca di stampante corrisponde una ed una sola tipologia di cartuccia. Le più diffuse sono quelle delle stampanti “economiche”: si tratta di piccoli contenitori con una scheda elettronica integrata, che si andranno a fissare sulla testina della stampante e fungeranno da serbatoi di inchiostro per la stampa. Possono essere “a colori” o “in bianco e nero“, a seconda del tipo di stampante occorrerà procurarsi le cartucce corrette.
Nelle stampanti premium, potrebbero esserci molte più cartucce: quella nera, e una per ognuno dei tre colori primari (rosso magenta, blu, giallo). La combinazione di questi 3 colori, nel dosaggio corretto, creerà tutti gli altri colori esistenti: il principio è lo stesso delle cartucce “a colori”, con l’unica differenza che in questo caso se finisse uno solo dei 3 colori primari sarà possibile sostituire solo il singolo colore, mentre nelle cartucce delle stampanti più economiche va sostituita l’intera cartuccia se uno solo dei 3 colori primari finisse.
Le stampanti al laser: come funzionano
Le stampanti al laser, più costose e dalle dimensioni maggiori rispetto a quelle a getto d’inchiostro, hanno al loro interno una tecnologia più moderna. Solo all’inizio degli anni 2000 questa tipologia di stampanti era poco diffusa in tutto il mondo, visto il suo costo elevato e le dimensioni generosissime: con i progressi della tecnologia, però, le dimensioni si sono ridotte moltissimo negli ultimi anni, come pure il prezzo.
Come funzionano le stampanti al laser? A differenza di quelle tradizionali, le cartucce (che nelle stampanti al laser si chiamano toner) non vengono fissati sulla testina di stampa, ma rimangono fissi alla base della stampante. Questo aspetto permette di caricare molto più inchiostro rispetto alle stampanti a getto di inchiostro, rendendo la sostituzione del toner molto meno frequente, oltre che diminuire molto il costo per foglio stampato. Interessante notare che l’inchiostro dei toner, a differenza di quello delle cartucce, non è in forma liquida ma in polvere: per quale motivo, direte? È presto spiegato.
Non appena viene lanciata una stampa, la stampante al laser carica elettrostaticamente il suo “tamburo fotosensibile”, la componente più importante: l’immagine o il testo, quindi, viene fissato elettrostaticamente (grazie ad un laser, appunto) sul cilindro che poi verrà fatto passare sull’inchiostro del toner (che, quindi, deve essere “in polvere” per poter venire attratto dal cilindro metallico).
A questo punto, il tamburo fotosensibile è pronto per stampare: la carta, caricata negativamente per poter attrarre l’inchiostro, viene fatta scorrere vicina al tamburo, che trasferirà l’inchiostro sulla carta. A questo punto, un getto di aria calda fisserà definitivamente l’inchiostro al foglio di carta.
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